Eppure mi sento un albero,
tanto paziente da sopportare
continuamente
il passare delle stagioni sopra di me
senza mai spostarmi
artigliando il terreno con le mie radici
per restare più ferma
Sopportare il vento
che mi scompiglia le foglie tra i rami
rendendomi nuda strappandole
Accettare che mani sconosciute
rubino i miei frutti
e spargano lontano i miei semi
Riuscire a resistere al peso
della neve sul mio corpo
che scricchiola piano
ed al passaggio di formiche sul mio tronco
instancabili compagne di vita
insieme agli uccelli a cui dono riparo
tra le mie braccia accoglienti
Come un albero aspetto immobile
che il mio ciclo di compia
senza aver visto il mondo
e ascoltato altre lingue
È il mio destino scritto
con un inchiostro indelebile
da una mano, io credo, crudele.
Giuliana Campisi
Che meraviglia hai scritto!
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Siamo alberi, cara Fulvia 😊
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Mi trovi d’accordo, ma mi piace pensare di essere anche una montagna.
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… o il mare
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Nello specifico…un’onda.
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Siamo un po’ tutti alberi, Giuliana.
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Penso di si
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